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Data di pubblicazione: 18 Giugno 2021

Verifiche di messa a terra

SILAQ
Gruppo SILAQ

Il DPR 462/01 obbliga il datore di lavoro a effettuare la verifica dell’impianto di messa a terra. Ma cos’è un “impianto di messa a terra”? Ogni qualvolta vengono utilizzate attrezzature elettriche collegate a un impianto elettrico c’è il rischio che, per effetto di dispersioni dovute a usura o per effetto di insufficiente manutenzione, l’operatore possa entrare in contatto con parti in tensione e quindi far circolare all’interno del suo corpo una corrente. Si tratta di quello che nel linguaggio degli addetti ai lavori si chiama contatto indiretto, ovvero del contatto con un oggetto che per sua natura non dovrebbe essere in tensione, ma per effetto di un guasto acquisisce una tensione in grado di far circolare una corrente elettrica attraverso il corpo umano. Come ci si protegge da tutto ciò? O meglio – utilizzando sempre un linguaggio corretto e adeguato – quali sono le misure di prevenzione che rendono accettabile e sotto controllo il rischio suddetto?

L’impianto di messa a terra serve esattamente a questo: se correttamente installato e dimensionato fa in modo che quella corrente di dispersione non fluisca attraverso il corpo umano ma si scarichi verso terra attraverso una serie di cavi (gialli e verdi).

La corretta installazione dell’impianto di messa a terra è garantita dalla dichiarazione di conformità rilasciata dall’azienda installatrice dopo aver collegato le parti dell’impianto. Entro 30 giorni dall’installazione il datore di lavoro dovrà comunicare all’INAIL, attraverso la loro piattaforma telematica CIVA, le caratteristiche dell’impianto, allegando la dichiarazione di conformità. A qual punto l’impianto è stato censito e avrà un numero di matricola.

Dopo due anni dall’installazione, per tutte quelle aziende che rientrano nel settore sanitario (studi medici, dentistici ecc.), luoghi in cui vengono utilizzate apparecchiature elettromedicali (centri estetici) e aziende a maggior rischio in caso di incendio (presenza del CPI e/o affollamento oltre un certo limite), deve essere effettuata la verifica dell’impianto di messa a terra. Per le aziende che non rientrano nei suddetti casi la periodicità diventa quinquennale.

In cosa consiste la verifica? Il verificatore dovrà controllare la continuità dell’impianto di terra, il corretto funzionamento degli interruttori differenziali e il coordinamento dell’impianto. Esaminerà inoltre lo stato di usura dell’impianto e la sua documentazione.

Chi può effettuare tali verifiche? Gli enti preposti si chiamano “Organismi di ispezione di tipo A” ovvero organismi accreditati da Accredia e successivamente abilitati dal Ministero dello sviluppo economico. Tali organismi devono rispettare stringenti criteri di imparzialità, ad esempio “non possono svolgere le normali attività di progettazione, installazione e manutenzione nel settore degli impianti elettrici”.

Dopo aver effettuato la verifica il datore di lavoro dovrà comunicare all’INAIL, sempre attraverso la piattaforma CIVA, il nominativo dell’organismo a cui ha dato l’incarico.

Infine, a cosa si va incontro in caso di inadempienza? La mancata verifica potrebbe aumentare la probabilità di elettrocuzione. Il D.lgs. 81/08 all’art. 86 sancisce: "1. Ferme restando le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 22 ottobre 2001, n. 462, in materia di verifiche periodiche, il datore di lavoro provvede affinché gli impianti elettrici e gli impianti di protezione dai fulmini siano periodicamente sottoposti a controllo secondo le indicazioni delle norme di buona tecnica e la normativa vigente per verificarne lo stato di conservazione e di efficienza ai fini della sicurezza. 3. L’esito dei controlli di cui al comma 1 è verbalizzato e tenuto a disposizione dell’autorità di vigilanza."

L’art. 87, comma 4, stabilisce inoltre che: “Il datore di lavoro e il dirigente sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da 548,00 a 1.972,80 euro per la violazione dell’articolo 86, commi 1 e 3.”.

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