Ogni tre mesi arriva, puntuale, e ogni tre mesi ci sbatte in faccia una realtà a cui fatichiamo ad abituarci. Pubblicato lo scorso 6 maggio, il Bollettino INAIL delle denunce di infortunio sul lavoro inoltrate tra gennaio e marzo presenta luci e ombre, ma alla fine i riflettori vanno comunque puntati là dove non si può e non si deve più distogliere lo sguardo. Le denunce, infatti, sono state 128.671 (-1,7% rispetto allo stesso periodo del 2020), 185 delle quali però di infortuni con esito mortale (+11,4%): 185 decessi di troppo.
Se da una primissima analisi si registra dunque la diminuzione del numero totale degli infortuni (insieme a quello delle patologie di origine professionale), è sull’aumento dei decessi correlati che dobbiamo inevitabilmente riflettere, sebbene si tratti di dati provvisori per il cui consolidamento sarà necessario attendere la fine del 2021, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia.
Cosa si può fare per abbassare questi numeri?
Riflettendoci ancora, anche alla luce degli infortuni mortali degli ultimi giorni, ho pensato che possano essere diverse e spesso concatenate le cause che portano i lavoratori a perdere la vita durante l’orario di lavoro: la scarsa informazione sui rischi, l’inadeguato addestramento sulle problematiche da gestire, le richieste di rapidità con cui portare a termine i compiti professionali affidati, giusto per citarne alcune.
Partecipare a un corso di formazione non significa sottrarre tempo e risorse al lavoro ma, a ben guardare, vuol dire salvare delle vite umane; finché si continuerà a non capire quanto sia importante addestrare il personale ai rischi specifici delle mansioni che vengono svolte, rischieremo di leggere sempre sui rapporti INAIL e sui giornali quotidiani questi numeri impressionanti.
Il mio auspicio per i prossimi trimestri è che, dalle storie di vita interrotte di questi 185 lavoratori, si impari a capire che per lavorare ci vuole sì velocità, ma anche intelligenza, istruzione, rispetto delle procedure, capacità di individuare i pericoli e condividerli con il Datore di Lavoro; d’altra parte, investire sulle risorse umane ha un valore ancora più importante che investire in materie prime e macchinari.
Noi di Gruppo SILAQ puntiamo ormai da trent’anni sulla formazione dei lavoratori per abbattere tutti i rischi di infortunio; da sempre organizziamo verifiche gratuite presso le aziende per verificare se esistono, tra le altre cose, percorsi formativi adeguati in tema di sicurezza sul lavoro. E oggi, con la progressiva digitalizzazione di mestieri e mansioni, stiamo proprio mettendo a punto una serie di servizi 4.0 che garantiscano una sicurezza a 360 gradi sfruttando i più innovativi ritrovati tecnologici. Perché ogni vita umana merita qualsiasi sforzo e attenzione pur di essere salvata.